L’ortodonzia, anche chiamata ortognatodonzia, è quella particolare branca dell’odontoiatria che studia le diverse anomalie della costituzione, sviluppo e posizione dei denti e delle ossa mascellari; è attuata esclusivamente dagli odontoiatri e specialisti in ortognatodonzia. Essa ha lo scopo di prevenire, eliminare o attenuare tali anomalie mantenendo o riportando gli organi della masticazione e il profilo facciale nella posizione più corretta possibile.

La pratica ortodontica consiste sostanzialmente in due tipologie di terapia che molto spesso sono consequenziali.

Terapia chirurgica: si attua estraendo quei denti che:

  • ostacolano l’allineamento e l’occlusione armonici e fisiologici

  • alterano la corretta simmetria dento-facciale.

Terapia meccanica: si attua mediante l’utilizzo di diversi tipi di dispositivi (apparecchi) ortodontici:

  • Apparecchi attivi: agiscono direttamente con la loro forza quando è attivata (es. apparecchi ortodontici con viti, archi, molle ecc.)

  • Apparecchi passivi: sfruttano le forze masticatorie e muscolari essendo di per sé inattivi (es. placca vestibolare, piano inclinato, ecc.)

Principali componenti biomeccaniche:

Forza: è applicata per ottenere il risultato diagnosticato, è opportuno dosarla adeguatamente. Le forze normalmente applicate in ortodonzia sono preferibilmente di ridotta intensità.

Pressione: è esercitata sui tessuti orali mediante la suddetta componente (forza), alla quale è quindi strettamente collegata; il risultato è dato dal rimodellamento del tessuto alveolare e conseguente riapposizione ossea (così è possibile ottenere uno spostamento del dente nella direzione voluta).

Ancoraggio: è la resistenza opposta alle forze dinamiche orizzontali, interessa un buon numero di denti poiché gli elementi di ancoraggio devono sempre essere notevolmente superiori agli elementi sotto pressione (rapporto minimo di 2 a 1).

Ritenzione: è la resistenza opposta alle forze dinamiche verticali; essa si avvale in particolar modo dei sottosquadri, soprattutto quelli prossimali.

Le tre classi dentali:

La cura dei dismorfismi facciali ha radici molto antiche, basti pensare al tentativo di correggere l’ipermandibolia (III Classe scheletrica) della famiglia regnante degli Asburgo. Ma è solo agli inizi del Novecento che negli USA si classifica il problema con senso critico e scientifico; infatti fu il medico statunitense E. Angle che distinse le malocclusioni in tre classi:

Classi dentali di Angle:

La classificazione di Angle riconosce 3 classi dentali, a seconda del rapporto tra primi molari e canini antagonisti.

I° classe dentale (Fig. 1):


1classeAngle1bclasseAngle

Il primo molare superiore è situato posteriormente al primo molare inferiore di circa 3,5 mm (spazio corrispondente alla metà del diametro m-d del 2° premolare superiore) e il canino superiore occlude posteriormente rispetto al canino inferiore, nello spazio fra canino e primo premolare inferiore. La I° classe corrisponde al rapporto ideale tra primi molari e canini.

Tuttavia, essa non esclude la possibilità di malocclusioni, legate ad esempio a:

- variazioni della normale inclinazione dentale/rotazioni

- mancanza di elementi dentari (perdita o agenesia)

- disallineamento di elementi dentari diversi da canino e primo molare; affollamento inferiore.

II° classe dentale prima divisione (Fig. 2), II° classe dentale seconda divisione (Fig. 3):

fig2 fig3

La II° classe dentale è un malocclusione. Le II° classi dentali si distinguono in 2 divisioni a seconda del rapporto tra incisivi superiori (rapporto incisale).

l primo molare superiore è situato rispetto al primo molare inferiore in posizione più anteriore di circa 3,5 mm (spazio corrispondente alla metà del diametro mesio-distale del 2° premolare superiore) e il canino superiore occlude mesialmente rispetto al canino.

III° classe dentale (Fig.4):

fig4 fig4a

a III° classe dentale è un malocclusione. Il primo molare superiore è situato rispetto al primo molare inferiore in posizione più distale dello spazio corrispondente alla metà del diametro mesio-distale del 2° premolare superiore (circa 3,5 mm) e il canino superiore è in un’eccessiva relazione posteriore rispetto al canino inferiore.

Elenco di alcune comuni malocclusioni:

plusimg

Gli steps da seguire nell’iter diagnostico, al fine di inquadrare correttamente una malocclusione e programmare l’iter terapeutico, sono schematicamente:

tipology